La Rubrica di Flower Poppins
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Allora, dunque, sì. Vediamo… dove eravamo rimasti?
Intanto di nuovo benvenuti a tutti, mettetevi comodi sul divano, bevetevi una tazza di thè in mia compagnia; mentre scrivo ne ho una profumatissima e fumante accanto alla tastiera, che condivido con voi virtualmente.
Ecco, ecco, sì eravamo rimasti alle primule!
Ah che fiore delizioso!
E’ la prima piantina che comincia a colorare vivai e vetrine dei fioristi durante l’inverno, in anticipo su tutte le altre fioriture, se ne trovano ibridi di tutti i colori, dai più tenui ai più accesi, ma la mia preferita è la primula vulgaris, quella che cresce spontanea nei boschi più alti della mie belle toscanissime Colline Metallifere.
Il Villaggio Arlecchino
All’Arlecchino, il villaggio dove viveva la mia nonna materna, Nonna Bianca e dove ho trascorso la mia meravigliosa infanzia, i giardini a primavera erano punteggiati del giallo tenue di queste piantine, portate a casa dai minatori di ritorno dal lavoro, quando passavano dagli stradelli tra i boschi.
Il villaggio dei minatori era un luogo speciale ed assolutamente protetto per tutti noi bambini che ci siamo cresciuti, lontano dal traffico, ed immerso nel verde costituiva una sorta di grande famiglia, un micro mondo dove tutti si conoscevano e dove si stringevano relazioni tanto forti da valicare intere generazioni.
Negli anni 70 molti di questi minatori erano già in pensione e si dedicavano ai giardini ed agli orti che circondavano i palazzi: 5 edifici tutti uguali che contenevano 12 appartamenti, 4 su ogni piano e tinteggiati ognuno con un colore diverso, tanto da rammentare il vestito variopinto della nota maschera dalla quale prese il nome.
Questi uomini che ai miei occhi di bimba parevano già molto vecchi, con i visi solcati dai misteri delle profondità della terra, nutrivano un grande amore per i fiori, ed i giardini dell’Arlecchino erano sempre curati, colorati e potati alla perfezione tanto da portarmi a pensare che alberi e piante fossero un collegamento con le profondità della terra alle quali avevano dedicato lunghi anni di lavoro; i loro ricordi riuscivo quasi a vederli, trasportati dai tronchi alle radici degli alberi ai quali appoggiavano le grandi mani fino ad arrivare giù giù, a quei tanto rammentati “trecento metri sotto terra”.
Me li vedo anche adesso, ancora giovani, tornare a casa, con i visi anneriti dal lavoro in miniera, con una piantina di primula fiorita nel tascapane ed un sorriso stanco sul volto.
Le Primule
Insomma, le primule sono tra i primi fiori che ho amato e nonna Bianca me ne regalava sempre tre piantine per il mio compleanno, l’11 febbraio, che andavano a colorare il davanzale della finestra della mia camerina e che curavo per tutta la primavera con grande amore.
Alla fine della fioritura, le piantine ormai solo verdi, andavano ad ingrossare le fila primulesche nell’aiuola rotonda in una zona di mezz’ombra, del giardino di nonna, il bordo della quale era dedicato a loro ed ai bulbi di narcisi: un autentico mandala pieno di colori che a febbraio regalava sorrisi, nonostante i vetri della cucina fossero ancora rigati da fredde piogge.
“Crescono nel punto dove San Pietro ha fatto cadere le chiavi del Paradiso”, mi diceva nonna, mentre una me bambina col naso schiacciato sul vetro bagnato della finestra, guardava il giardino sotto casa in cerca di novità fiorite.
Con grandissima gioia ho scoperto poi più avanti negli anni, che nel linguaggio dei fiori la primula, per la sua fioritura precoce ed il colore giallo sole è il simbolo della primavera e rappresenta per questo la primavera della vita: la giovinezza.
Simboleggia la rinascita e la vittoria del Bene sul Male e l’arrivo di nuova prosperità ed abbondanza e si regala per augurare ogni bene; quindi tutto torna! Mia nonna la sapeva lunga!
Sono una persona curiosa, e come vi ho già detto, il mondo verde mi appassiona nella sua interezza e quindi è stato un automatismo avvicinarmi negli anni anche all’alimurgia, ossia la conoscenza delle piante spontanee edibili.
Riuscite ed immaginate il mio stupore quando ho scoperto che la primula vulgaris rientra tra le piante edibili? Ne avete mai assaggiato foglie giovani e fiori in insalata?
Vi assicuro che a me è spuntato un largo sorriso sul volto!
Far salire quei fiorellini sulla forchetta e vederli danzare tra olio aceto sale e fantastici ricordi d’infanzia, mette proprio il buonumore, ci si sente in pace con il mondo a banchettare della stessa mensa di fate ed elfi, perché questo di sicuro deve essere il loro cibo, non ho dubbi, non credete anche voi?
Ma non finisce qui! La primula ha anche tante proprietà fitoterapiche, i suoi decotti curano tosse, insonnia e reumatismi, basta lasciarsi consigliare dal proprio erborista di fiducia per scoprirne le virtù curative e tuffarsi nelle infinite proprietà di un fiore che è troppo bello per non essere considerato a pieno titolo davvero magico.
Qualche link utile:
Gli Hobbit
Lettori cari, sapete, sono anche una tolkieniana incallita ed amo il modo degli Ent, degli elfi, e degli hobbit. Quella vita magica e campestre fa parte del mio bagaglio emotivo personale e trovo meravigliosa la tradizione hobbit di dare alle bambine il nome dei fiori.
Tanto bella che tutti i miei gatti hanno appunto nomi hobbit e Primula non poteva certo mancare!
Il nome si addice perfettamente a questa micina bianca pezzata di macchiette tricolore, piccola portatrice di luce nelle nostre vite e mamma di Biancospino Bleuet e Tessy…
Ma ho scritto fin troppo, la mia tazza di thè si è raffreddata e questa è un’altra storia!
Se vi ho incuriositi, non mi resta che darvi appuntamento al prossimo racconto fiorito su questa rubrica per continuare a sognare insieme alla vostra ormai affezionatissima
Flower Poppins
Special Thanks a Nico Pistolesi per la colonna sonora!
Con i tuoi racconti riesci a farmi sentire di nuovo bambino,ti ascolto come se raccontassi fiabe e storie mitologiche che splendida idea amica mia!!!!
Ciao Serena oltre a scrivere bene sai anche raccontare con amore ….si sente veramente l’amore che ci metti nell’raccontare …brava e rilassante …❤️
Non vedo l’ora di ascoltare il prossimo racconto fiorito………. Adoro sentirti parlare….. “Incantevole” appunto………ti adoro!
Grazie Serena, i tuoi racconti mi hanno riportato indietro a tanto tempo fa, quando mia nonna mi raccontava i suoi, nn so quanta verita’ o fantasia……ma bellissimi come i tuoi.
L’Arlecchino…le Monacelle…che ricordi e che divertimento a fare i dispetti con l’ombrello di ritorno da scuola……”pensaci giacomino”